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Quelle immagini provenienti dalla Palestina


Immagine via web


Leggere i giornali italiani, guardare i tg e i programmi di approfondimento, ascoltare i notiziari delle maggiori stazioni radio, oggi fa rabbia. Si legge di scontri, di razzi, di battaglie. Si sente di attacchi islamici, di pioggia di razzi, di Hamas, di attacco a Israele, di Gaza, di bombardamenti, di morti.

Come se fosse tutto esploso in maniera incontrollata. Come se non ci fossero cause, così come determinate conseguenze. Se ne parla come di un fenomeno naturale, come se fosse un terremoto o l'eruzione di un vulcano. Eppure anche per i fenomeni naturali ci sono delle cause. E delle conseguenze.

L'informazione italiana, quella mainstream fa rabbia. Fa venire l'orticaria. Bisognerà analizzarla un giorno.

Perché non dire che alcune famiglie palestinesi sono state sfrattate dalle autorità israeliane dalla loro casa dal quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme est?

Gerusalemme Est, che quindi significa dal territorio palestinese. Perché non dirlo? Israeliani che cacciano palestinesi dal territorio palestinese. Di questo si tratta. E si tratta di questo da più di 70 anni, dal 1948, con il silenzio o il benestare dell'occidente.

La rappresentazione che offrono i media, l'opinione delle penne migliori o l'editoriale dei direttori di tg, non sono altro che la legittimazione di qualcosa che legittimo non è. Si parla di Hamas, di Gaza, di Israele come unica democrazia in Medioriente, ma senza dire che le elezioni in Palestina verranno rinviate ancora (e non si vota dal 2005) anche a causa del governo israeliano; si parla di razzi che cadono sulle città israeliane e li si paragona ai bombardamenti delle forze militari israeliane. Ai bombardamenti. Si vedono le immagini della moschea di Al-Aqsa circondata dalle fiamme, ma non le si paragona a quelle di Notre-dame in fiamme, non creano lo stesso pathos e, sicuramente, susciteranno la stessa corsa alla ricostruzione di quel luogo di culto.

Si parla di spirale delle violenza. Ma è solo un modo per confondere. Per non distinguere tra occupante e occupato, tra aggressore e aggredito, tra oppressore e oppresso.

Lo scorso anno, di questi tempi ci indignavamo giustamente per la morte di George Floyd, ucciso da un poliziotto con una manovra che gli agenti americani hanno imparato dalle forze di sicurezza israeliane che la usano ogni giorno contro cittadini palestinesi.

Ed è assurdo che sia proprio il popolo che ha sofferto maggiormente la discriminazione sulla propria pelle durante i secoli ad esser divenuto il peggior oppressore e carceriere di un'intera popolazione.


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